Durante il ricovero in ospedale, l’8-10 % dei pazienti contrae un’infezione, che spesso si manifesta come polmonite. Ma in terapia intensiva la percentuale sale ulteriormente, fino a raggiungere il 15%. In molti casi le infezioni ospedaliere sono causate da batteri multiresistenti o addirittura panresistenti agli antibiotici, in grado quindi di sopravvivere all’azione dei farmaci. La denuncia di Federanziani: “Le infezioni ospedaliere fanno più vittime degli incidenti stradali. Oltre 22 mila i morti in tre anni con una spesa per lo Stato di 11 miliardi”.
Per gli esperti occorre individuare nuovi sistemi capaci di fare fronte alla presenza di germi resistenti in ospedale, limitarne la diffusione rinforzando l’infection control, bloccando quindi la diffusione del contagio.
Sulla base di una ricerca scientifica svolta dal Centro Studi Inquinamento Ambienti ad Alta Sterilità dell’Università di Ferrara, di recente è stato sviluppato un nuovo sistema di pulizia, dal nome Pchs (Probiotic Cleaning Hygien System) capace di garantire un’igiene stabile negli ambienti.
Il nuovo metodo di intervento di pulizia a base di prodotti probiotici sull’ecosistema delle superfici ospedaliere è stato oggi al centro di un convegno di studi scientifici all’undicesima edizione del Forum Risk Management in Sanità, in corso alla Fortezza da Basso a Firenze.
L’introduzione del Pchs si deve a Copma Scrl di Ferrara, impresa specializzata nel settore dell’igiene presente sul mercato dal 1971, che da anni investe in Innovazione e Ricerca collaborando con prestigiose Università.
Tra le molteplici innovazioni introdotte nel corso degli anni c’è l’impiego della microfibra nelle pulizie ospedaliere e, per l’appunto, dell’applicazione del Probiotic Cleaning Hygien System.
Questa nuova tecnica contrasta la crescita dei batteri patogeni e dei superbatteri; diminuisce la popolazione microbica portatrice di geni di farmaco resistenza; stabilizza i livelli di igiene (90% in più rispetto ai detergenti e disinfettanti prodotti tradizionali) e riduce i costi di pulizia (tra il 5 e il 15%) e l’impatto ambientale (minore quantità di rifiuti materiali; minor impiego di prodotti chimici pericolosi e minore utilizzo di risorse energetiche ed idriche).
Diversi studi sia a livello nazionale che internazionale hanno dimostrato il nesso tra contaminazione ambientale e infezioni ospedaliere. Al convegno di Firenze sono stati illustrate ricerche di microbiologia condotte dall’Università di Ferrara.
“Abbiamo già iniziato a collaborare con alcune strutture sanitarie ed ospedaliere – commenta Massimo Menichini, direttore generale Copma – curando direttamente le attività di pulizia ed igiene. In una struttura ospedaliaro-riabilitativa di Ferrara è stato effettuato uno studio della durata di 12 mesi nel quale sono state applicate strategie multimodali e multidimensionali con implementazione del sistema Pchs: si è rilevata una riduzione tendenziale delle Ica (Infezioni Correlate all’Assistenza) di oltre il 60%”.
“In alcuni casi siamo anche disponibili a stipulare accordi con altri privati per consentire l’utilizzo riservato della nostra tecnologia”, aggiunge Menichini.
La professoressa Elisabetta Caselli, microbiologa dell’Università di Ferrara, ha presentato al convegno di Firenze i risultati delle ricerche condotte sulla rimodulazione del resistoma delle superfici ospedaliere trattate con il sistema di sanificazione Pchs a base di probiotici.
Questa modalità di intervento – ha spiegato Caselli – determina, oltre che la comprensione della carica batterica potenzialmente patogena, anche una forte riduzione delle resistenze geniche agli antibiotici presenti su campo. Inoltre i dati dei laboratori di microbiologia dimostrano che in più di quattro anni di sperimentazione del sistema Pchs negli ospedali della provincia di Ferrara, su 32.140 esami colturali positivi riguardanti circa 90.000 pazienti non è mai stato osservato alcun episodio infettivo sostenuto da Bacillus subtillis, pumilus e megaterium contenuti nel prodotto Pchs.